Pioniere di questo progetto fu il Dr. Leonard Cobb, fondatore del programma “Medic One”.
Alla fine degli anni ’60 Il dottor Leonard Cobb, in collaborazione con il defunto Gordon Vickery (capo dei vigili del fuoco di Seattle) condusse uno studio per determinare se fosse possibile salvare vite umane con cure pre-ospedaliere e se i “non medici” potessero fornire cure di alta qualità, con la guida del medico a distanza. Il programma Medic One dei vigili del fuoco di Seattle iniziò nel 1970 quando il primo gruppo di vigili del fuoco fu addestrato come paramedici in collaborazione con l’ Harborview Medical Center e l’Università di Washington.
Da allora, il programma “Medic One di Seattle” è diventato famoso in tutto il mondo grazie alla formazione, alla dedizione e all’assistenza pre-ospedaliera di prim’ordine dei paramedici per l’assistenza ai pazienti di emergenza all’interno della comunità. Il sistema Medic One si è ampliato e ora fornisce servizi paramedici in tutta la contea di King.
Medic One fornisce direttamente alla città di Seattle attività di supporto vitale avanzato che, in passato, potevano essere eseguite solo da medici autorizzati.
Il dottor Cobb è stato premiato, insieme a Eugene Nagel, MD, J. Michael Criley, MD e Walter Graf, MD, come i quattro padri fondatori dei programmi paramedici.
Grazie a questa intuizione, Leonard Cobb è riuscito a ridurre drasticamente il numero dei decessi per arresto cardiaco ed a permettere la diffusione della formazione alle manovre di rianimazione cardiopolmonare ed all’uso del defibrillatore per mezzo di personale “non sanitario”, riuscendo cosi ad accorciare i tempi di intervento, permettendo il mantenimento della migliore perfusione cerebrale e portando un cambiamento epocale a vantaggio del valore della vita in ogni paese del mondo.
La T-CPR (rianimazione teleguidata) è molto diffusa negli USA e sta arrivando piano piano anche in Europa; si tratta di essere “guidati da un operatore 112/118”, che riesce con calma e professionalità a guidare per telefono il soccorritore occasionale ad un massaggio cardiaco di qualità ed alta efficacia.
Questa modalità permette di salvare molte vite umane nel mondo. I progetti di Cardioprotezione si sono evoluti e stanno diventando patrimonio comune dell’umanità.
PROGETTO DI CARDIOPROTEZIONE: cosa significa?
Acquistare un defibrillatore e formare alcune persone al suo uso ed alle manovre NON E’ UN PROGETTO DI CARDIOPROTEZIONE
Per realizzare un progetto vero e proprio servono studi, esperienza, competenza e il desiderio di voler davvero essere in grado di fare la differenza con interventi mirati e professionali entro e non oltre i 4 minuti dal momento dell’arresto cardiaco.
PIACENZA ha per prima iniziato questa battaglia grazie all’ottimo lavoro di “PROGETTO VITA”: primo in Europa a occuparsi di defibrillazione precoce per contrastare la morte improvvisa da arresto cardiaco. Un progetto ideato dal professor Alessandro Capucci e seguito successivamente dalla cardiologa Dott.ssa Daniela Aschieri, che portarono in
Italia da New Orleans nel 1998 il primo prototipo di defibrillatore semiautomatico.
Ad oggi PIACENZA è la città più cardio-protetta in EUROPA
La dottoressa Ascheri (primario di cardiologia all’ospedale di Piacenza) si batte da sempre per la liberalizzazione dell’uso dei defibrillatori, attraverso una battaglia che conduce da anni. Infatti sostiene che al giorno d’oggi, chiunque può usare un defibrillatore, perché l’apparecchio riconosce da solo l’arresto cardiaco ed eroga la scarica elettrica, se
necessario.
Non c’è nessuna responsabilità nè margine di errore.
PUNTI FONDAMENTALI PER LA NASCITA DI UN PROGETTO DI CARDIOPROTEZIONE
- Il DAE acquistato deve essere posizionato dopo attento studio in una posizione adeguata e fruibile da tutti
- Si deve effettuare uno studio tra il rapporto dei metri quadrati da cardio-proteggere, il personale dipendente, quello orbitante e i tempi di intervento
- Sviluppare un sistema di verifica e controllo dei certificati BLSD con scadenze, retraining e sostituzioni di personale addetto al Team di First Responder Calcolo dell’equidistanza per posizionare DAE in modo preciso affinchè si possa intervenire “entro 2-3 minuti”
- verificare il tempo di intervento del team anche in diversi periodi dell’anno (il calcolo deve essere fatto anche in virtù delle ferie del personale e dell’avvento dello smart- working)
- Programmare la gestione dei consumabili, delle piastre e delle batterie (e loro smaltimento) se ci ci trova in assenza di “noleggio a lungo termine ” o in assenza di teleconnessione e controllo remoto del DAE. Nel caso in cui non si ha il controllo remoto va istituito un registro e nominato un incaricato che deve verificare costantemente lo stato dei DAE, 365 giorni all’anno.
- la scelta del DAE deve ricadere su apparecchi con IP preferibilmente oltre 50, con teleconnessione e monotasto
- verifica dei tempi di caricamenti del DAE, se il DAE lavora ad un livello di OHM tale da assicurare la corretta analisi davanti al paziente obeso, e se dotato di pre-carica per ridurre i tempi di scarica.
- Verificare se il modulo di comunicazione al 118 regionale è stato inviato ed aggiornato in base alla sostituzione dei DAE, comunicando location e numeri di matricola.
- Pianificare training semestrali con il “Team First Responder” (addetti al Primo Soccorso), e, dove possibile, realizzare un video da inviare tramite link a tutti i dipendenti per illustrare il posizionamento dei DAE, il modo di utilizzo, e lo schema di comportamento da utilizzare;
ALTA TECNOLOGIA IRRINUNCIABILE
Notevoli passi avanti ha fatto la tecnologia in questi ultimi anni, producendo “strumenti salvavita” di elevata qualità che sono stati costruiti per aiutare davvero chi deve intervenire.
Defibrillatori di ultima generazione tele-connessi e georeferenziati o Geolocalizzati, presenti un un portale che ne monitora lo stato della batteria, la data di scadenza delle piastre, la localizzazione, la temperatura, eventuali danni o malfunzionamenti vengono immediatamente riconosciuti ed inviata un email o SMS agli RSPP, alla vigilanza ed al
personale preposto.
Oltre a questo alcuni modelli di ultima generazione possono addirittura chiamare direttamente il 112-118 ed inviare un ECG in autonomia.
Per informazioni su come realizzare un progetto di cardio-protezione (anche con l’utilizzo di fondi interprofessionali e quindi a zero costi per l’azienda) CONTATTACI